Quando i poteri “diversi” si intrecciano

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di Guido Di Stefano

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Rivisitiamo speditamente i racconti della storia!

Quando i poteri “diversi” (quali possono essere quello laico e quello religioso) si incontrano, si abbracciano, si intrecciano in un coacervo di interessi concorrenti esplodono le grandi tragedie dei popoli. Anzi trionfano la morte, la menzogna, l’oscurantismo! A meno che voi vogliate utilizzare una terminologia “politicamente corretta” per i (mis)fatti già vissuti dall’immemore “homo sapiens sapiens”: crociate (anche intestine), inquisizioni, persecuzioni, genocidi, deportazioni (e/o schiavismo), depredazioni, distruzioni (e/o avvelenamenti) dell’ecobioterrorismo di vaste aree…  Il tutto presentato come un atto necessario per la diffusione di fede, civiltà, cultura, libertà e verità. Quante menzogne e quante bestemmie hanno accompagnato le ecatombi e le torture, così crudeli e mai raccontate si dice, da fare apparire i roghi quali scherzi goliardici!

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Eppure dagli stessi (in)colpevoli ambienti tanti anni addietro ci è stato trasmesso il grande insegnamento che i mescolamenti incontrollati spesso sortiscono effetti “degradanti”: mescolando (o impastando) acqua santa e terra santa si ottiene semplicemente fango, che  santo non è. Erano visionari i i nostri aedi? No, erano semplicemente dei “santi padri” immunizzati contro tutti i poteri materiali e temporali.

Passiamo a un passato più recente.

Quando “iniziò”  “mani pulite”  un autorevole quotidiano “cattolico”  garbatamente agitò un “ditino” ammonitore “sotto il naso” dell’onorevole Bettino Craxi e a seguire non mancarono i “distinguo” e i “mi dissocio” laici: per carità più che giusto supportare l’azione del giudice, fino a prova contraria. E Craxi pagò più di tutti se non per tutti. Colpe particolari? Pensiamo sovente che forse il suo peccato più grande sia stato il suo “coraggio” di contrastare i “cow-boys” invasori (in barba ai trattati internazionali) del siculo suolo. Mai nessuno aveva osato e ha osato tanto dal trattato di Parigi del 1947: sembra proprio un “buon motivo” per abbandonarlo a un destino, forse umanamente e moralmente ben più punitivo di quanto richiedevano le colpe contestategli correttamente dalla magistratura.  In sintesi: Craxi isolato ha perso.

Ritorniamo ai nostri giorni.

Siamo sconvolti dagli attacchi e/o ammonimenti più o meno  diretti e/o indiretti,  “soft” quanto consente l’eletto  linguaggio politicamente corretto dei “giusti perché giusti” indirizzati al “Giudice di Catania”, giustamente preoccupato per la salvaguardia dei nostri valori, della nostra cultura, delle nostre “ricchezze” e fors’anche delle nostre vite. Chiamiamoli semplicemente commenti, ma provengono (per quello che leggiamo) dall’universo profano e da quello sacro. Ci sentiamo avvolti e assordati da un poderoso coro polivocale e polistrumentale, quasi fosse intonato a svolgere una missione protettiva di cosa e di chi non ci è molto chiaro. Chiarissimo è il ruolo delle vittime: noi Siciliani e il Giudice di Catania ora; noi Siciliani e i giudici di Sicilia in passato e forse sempre.

Perché usiamo una definizione e non un nome per il giudice? Per riaffacciarci nel 18° e 19° secolo,  secoli ricchi di grandi statisti e diplomatici, intelletti che inseguivano dei nobili ideali, nel bene e nel male; secoli nei quali re e imperatori erano “ben visibili” e “osavano” regnare e imperare senza nascondersi. Ci riferiamo in particolare a Federico il Grande re di Prussia e imperatore di Germania: rese giustizia a un mugnaio di Potsdam, vessato da un nobilotto locale e dai giudici suoi “succubi”, un popolano qualsiasi che aveva invocato “ci sarà un giudice a Berlino”. Ovviamente sua maestà provvide anche a punire gli “infedeli” che non avevano servito il popolo.

Altri tempi, altri personaggi capaci di “interpretare” l’umanità e il potere!

Dove sono oggi i Grandi? In occidente esistono re o kaiser altrettanto “innamorati” dei propri popoli? A chi dovrebbe appellarsi la “popolana Sicilia” quando (e cioè sempre) viene vessata dai poteri esterni o succubi dell’esterno, siano essi romani, europei e trans-atlantici? Chi dovrebbe tutelare i suoi “Giudici di Sicilia” quando vengono isolati, abbandonati e/o messi all’indice (e/o alla berlina)? Quanti ancora dobbiamo vederne esiliati o martirizzati?

Quando i detentori del potere, per investitura esclusivamente popolare,  alzeranno la testa e serviranno con giustizia i popoli?

 

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